Export Manager – Come diventare, cosa fa e quanto guadagna

Continua la nostra indagine sulle figure professionali maggiormente richieste in ambito lavorativo, questa settimana con due professioni, che come denominatore comune hanno la parola (tanto temuta) Manager.

Se ricordate bene, come io spero, abbiamo già abbozzato al concetto di manager qualche articolo fa: era inserito nella classifica dei lavori più remunerativi del momento; in quell’occasione abbiamo subito chiarito che si tratta di una figura ad alto tasso di specializzazione e investita di grandi responsabilità, oltre al fatto che emerge tra i tanti, per spiccate doti di comando.

Come dite?

State andando a spulciare gli articoli precedenti per trovare lo spazio riservato ai manager?

Tranquilli, vi do una mano io: nell’articolo di luglio, abbiamo visto le figure di

  • HR Manager (responsabile risorse umane)
  • Financial Manager (responsabile gestione finanze)
  • Commerce Manager (responsabile settore commerciale)
  • General Manager (Direttore Generale)
  • Regional Sales Manager (responsabile regionale settore vendite)

Posto il fatto che, alle poche certezze della vita possiamo aggiungere  “Manager = Responsabile”

 al già denso elenco sopra riportato, aggiungeremo in separate sedi, l’Export Manager e il Project Manager.

Partiamo dall’Export Manager, cioè, per i più abili traduttori, dal Responsabile (stavolta meglio definirlo Esperto) del Mercato Estero. Ebbene si,questa figura professionale è un gran conoscitore di mercato e affari esteri, ed è sempre più richiesta all’interno di aziende che intendano conoscere la situazione del mercato sia europeo che extraeuropeo, per puntare alla vittoria nel settore vendite (si parla addirittura di un incremento delle richieste pari al 20%). Scopriamolo meglio…

Chi è l’Export Manager?

Export-Manager

L’export manager è colui o colei che si occupa dell’analisi dei mercati esteri e della pianificazione di una linea aziendale capace di consentire l’inserimento, sul mercato che più interessa, di un prodotto o di un servizio.

È una figura professionale comparsa di recente sulla scena internazionale ed è destinata a crescere negli anni, tanto che, già nel 2016, si era conquistata il podio nella classifica delle professioni emergenti, secondo la ricerca stilata da Technical Hunters (società italiana specializzata nella selezione di middle e senior management). Una delle professioni emergenti maggiormente richieste e, udite udite, una delle più pagate del momento.

Perché è un profilo così ricercato? Sostanzialmente, perché le sue competenze sono ancora poco diffuse sul mercato, mentre la domanda da parte delle aziende, per questo professionista, aumenta di giorno in giorno.

Questa figura opera di solito in autonomia, anche se deve attenersi alle direttive e agli obiettivi della direzione generale.

Quali sono i suoi compiti?

  • individuare i Paesi che potrebbero adattarsi meglio ai prodotti o servizi lanciati dall’azienda
  • sviluppare un piano di marketing adeguato al paese di destinazione
  • modellare le politiche aziendali, adeguandole a quel determinato tipo di mercato
  • definire delle strategie che possano facilitare l’entrata di un particolare prodotto o servizio in mercati culturalmente ed economicamente molto diversi dal nostro.

Alla faccia dei compitini e delle piccole responsabilità!

Questa figura sembra avere una grossa gatta da pelare: oltre alla conoscenza dei mercati esteri, deve esser certa delle mosse da mettere in atto, per trasformare una modesta realtà locale in un’azienda che tratti affari internazionali e che quindi abbia a cuore la propria espansione all’estero.

Mansioni: cosa fa un export manager

I compiti dell’Export Manager comprendono, lo abbiamo visto prima, la pianificazione delle mosse vincenti per introdurre il prodotto aziendale nel mercato estero di interesse, ma non solo: troviamo la progettazione commerciale strategica di come distribuire i prodotti all’estero e la definizione di tutte le azioni commerciali e politiche per un corretto sviluppo del mercato.

Altro compito del nostro professionista è quello di creare vere e proprie offerte ad hoc per i potenziali acquirenti, proposte che devono necessariamente incontrare gli interessi e i bisogni dei consumatori finali esteri. E come può renderlo possibile l’Export Manager?

Prima di iniziare a prendere contatto con i possibili buyer (acquirenti), l’Export Manager deve comprendere a fondo la specializzazione produttiva dell’azienda per cui lavora, capirne il potenziale: dopo aver fatto questo deve chiedersi

per quale motivo un potenziale partner estero dovrebbe essere interessato a comprare e rivendere questo prodotto?

Quando ha trovato le risposte alle sue domande è pronto a crearsi un elenco di potenziali interessati e capire come l’offerta aziendale possa soddisfare questi bisogni. Da questo punto di vista, parlare con i buyer è fondamentale per creare reti di contatti solidi e funzionanti.

Competenze tecniche dell’export manager

  • Conoscenze in campo marketing
  • Conoscenza delle principali tecniche di transazione e negoziazione
  • Conoscenza dei fondamenti di diritto internazionale
  • Conoscenza dei meccanismi tecnici di esportazione e internazionalizzazione

 Export Manager : cacciatore o gestore?

Si distinguono due categorie di Export Manager: gli hunter (i cosi detti cacciatori) e i farmer (cioè i gestori). Ai primi spetta il compito di dare lo start iniziale al fatturato del mercato d’interesse o di contribuire in modo determinante al suo incremento: con questo proposito, scovano nuovi clienti tra i distributori, tra gli importatori e i clienti diretti, seguono gli studi di mercato, monitorano lo sviluppo locale e affiancano gli agenti di zona. I farmer, invece, gestiscono il portafoglio clienti con l’obiettivo di rimpolparlo.

Quindi, mentre i primi vanno a caccia di nuovi esemplari interessanti, gli altri si occupano di curare quelli già entrati nell’ovile. Con rispetto parlando, ovviamente.

Come diventare un export manager?

diventare-un-export-manager

Dopo una panoramica fatta di concetti forse un po’ impegnativi, parliamo di aspetti più semplici e concreti: per diventare Export Manager serve una laurea. Essendo questa figura un autentico esperto di politiche internazionali ed economiche, i corsi di laurea che meglio rispondono alle esigenze formative sono quelli in giurisprudenza e in economia, ovviamente con un indirizzo internazionale.

Inutile precisare che la conoscenza delle lingue, in questo caso non sia “vivamente consigliata” bensì tassativa, prima fra tutti quella della lingua inglese, la cui padronanza e fluidità nel parlato è d’obbligo: l’export manager funge da intermediario tra acquirenti stranieri e venditori nazionali, gestisce direttamente i contatti con i buyer d’oltralpe e d’oltreoceano; chiaro quindi che sia lui in persona a doverci parlare, anche al telefono. Magari svariate volte.

Ma torniamo al percorso di studi.

Alla laurea segue, di default, il conseguimento di un master che possa aumentare le competenze specifiche del futuro professionista: la migliore scelta ricade su master relativi all’internazionalizzazione delle imprese, al marketing o alle esportazioni. Infine, da sottolineare che il master è importantissimo anche per via dello stage, che consente agli export manager di inserirsi nel vero e proprio mondo del lavoro.

L’esperienza sul campo, in una prima fase, consiste nello svolgere la funzione di Export Area Manager, con responsabilità e mercati via via sempre più importanti. A questo punto si è pronti per ambire al ruolo di Export Manager e a coordinare un’intera struttura di export area manager.

Il Master in Export Management Commercio Internazionale e Nuovi Mercati è un esempio perfetto, che fornisce competenze e conoscenze necessarie all’Export Manager per selezionare e gestire nuovi potenziali mercati esteri, elaborando e coordinando le strategie più efficaci per l’ingresso e il consolidamento dell’azienda nei nuovi mercati.

La finalità di questo percorso è quella di:

  • fornire al futuro Export Manager strumenti utili a programmare la rete della distribuzione dei prodotti e dei servizi nel paese estero
  • analizzare la concorrenza e valutare nuove strategie per incrementare il fatturato
  • renderlo capace di stipulare nuovi accordi commerciali, affrontando le problematiche di internazionalizzazione sia sul piano giuridico che strategico – finanziario.

Tuttavia, esistono anche altre modalità, al di fuori dell’Università, per prepararsi a questa professione. È possibile seguire corsi – gratuiti e in alcuni casi retribuiti – come quelli promossi dalle Regioni e dalle Camere di Commercio, o dall’ICE- Agenzia per la Promozione all’Estero e l’Internazionalizzazione delle Imprese Italiane, in accordo con il Ministero dello Sviluppo Economico.

Quanto guadagna un export manager?

Junior-Export-Manager

Per quanto riguarda lo stipendio, è necessaria la solita premessa, cioè che molto dipende dall’esperienza e dalle competenze dell’individuo; e come ormai siamo abituati a sentirci ripetere, si dovrà iniziare da una bella gavetta per poter ambire a remunerazioni di livello sempre più alto.

Si parte con il Junior Export Manager, cioè il novellino, che comunque guadagna all’incirca 20.000 o 25.000 euro annui: per entrare in campo come esordiente, non è affatto male.

Altro peso della bilancia invece è un export manager affermato, che potendo contare su almeno 4 o 5 anni di esperienza, può arrivare a guadagnare dai 40.000 euro ai 45.000 euro annui. Più sale l’esperienza…..completate voi la frase, più le cose si fanno interessanti: gli export manager più capaci e conosciuti infatti, arrivano a guadagnare cifre che si aggirano intorno agli 80.000 euro annui.

Settori produttivi per L’Export Manager

Questa, come abbiamo potuto osservare, è una figura trasversale che opera in diversi campi: potrebbe essere in grado quindi di adattarsi a diversi ambienti lavorativi, a diverse aree semantiche. Uno di quelli più “ghiotti” e interessanti per gli affari è quello enogastronomico: in questo ambito non sono solo le grandi aziende ad avvalersi di questo professionista, ma anche i piccoli produttori e le eccellenze del made in Italy.

Altri settori che si trovano sempre più in crescita sono quelli dell’abbigliamento (con brillanti carriere da Export Sales Manager, responsabile vendite) e dell’arredo, mentre, in ambito industriale, le imprese in cui l’export manager è più richiesto sono quelle della meccanica, della chimica o della produzione di materie prime.

I Paesi delle opportunità.

Insieme a quella dell’accompagnatore e dell’animatore turistico, la valigia dell’export manager dev’essere sempre pronta a partire.

 Ma a quali mercati conviene guardare per sviluppare il proprio business? Francia, Germania, Spagna sono tra i paesi a più alto potenziale in Europa, mentre a livello mondiale parliamo di Russia, Turchia, Stati Uniti, America Latina, ma, soprattutto, l’Estremo Oriente.

La Cina, in particolare, rappresenta oggi la meta con il maggiore appeal e potenziale per il boom economico che sta vivendo, per la sua vastità di territorio e per la quantità di consumatori che fanno di essa il mercato più grande del mondo. Non ci credete? Andate su Netflix e cercate la miniserie “Storia Contemporanea in Pillole”, selezionate il terzo episodio – L’ascesa della Cina. Ne riparliamo nel 2025.