Imprenditoria femminile: quando l’impresa è donna

Intraprendenza, determinazione e lungimiranza sono alcuni degli ingredienti che descrivono le donne imprenditrici di successo. Accanto a Miuccia Prada e Alberta Ferretti nel campo della moda, citiamo Diana Bracco (Presidente Fondazione Milano Expo 2015) e Luisa Todini (eurodeputata dal 1994 al 1999 e Consigliere amministrativo della RAI dal 2012 al 2014) come esempi di donne che hanno scelto la strada dell’imprenditoria. In tutte loro riconosciamo una scintilla che le accomuna: un’ instancabile tenacia.

Secondo uno studio offerto da Doxa (istituto italiano specializzato in sondaggi d’opinione) nell’anno 2016, il numero di imprese a conduzione femminile ha conosciuto una costante crescita fino a toccare l’1,3 milioni di attività. L’indagine è stata realizzata per conto di Groupon che ha coinvolto 800 imprese femminili; giunti al termine dell’analisi ciò che è emerso è il desiderio di appagamento professionale come principale spinta per scegliere l’imprenditoria, desiderio che primeggia sulla soddisfazione economica.

Identikit della donna imprenditrice (secondo Doxa)

Sempre secondo i risultati della ricerca Doxa, dovendo immaginare di identificare la donna imprenditrice per eccellenza, forniremmo questi dati:

– è una donna di circa quarant’anni (ma un significativo 30% è under 30)

– ha un buon livello di istruzione (il 30% delle donne a capo di un’attività in proprio è laureata)

– in più della metà dei casi  (il 58%) è mamma.

A quanto sopracitato si aggiunga la volontà di mettersi ancora di più in gioco, in nome di una forte passione per il proprio lavoro e la voglia, ormai diventata  vero e proprio richiamo sentito, di realizzazione personale.

Donne e imprese oggi in Italia

Al momento, in Italia il 22% delle imprese sono guidate da donne (quindi in media una su cinque) e a livello regionale le imprenditrici sono aumentate in 14 regioni su 20. I risultati più significativi si sono registrati in Campania, Lazio, Lombardia e Sicilia, soprattutto per un considerevole incremento dell’attività femminile nel settore turistico e nelle altre attività di servizi, soprattutto in quelle alla persona. In particolare nella regione Sicilia, il 2017 è stato l’anno della ripartenza, con la nascita di 8000 nuove aziende: pollice in su per la provincia di Messina, che è prima in Italia per tasso di nuove realtà imprenditoriali (crescita del 2,2%).

Imprese femminili: cosa sono e quali sono i requisiti per farne parte

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Se sei una donna e ti sei riconosciuta nell’identikit che abbiamo fornito all’inizio dell’articolo, forse  hai iniziato a fantasticare su quel progetto che sogni da tempo di poter realizzare, oppure ti sei già mossa in questo senso e stai cercando informazioni più dettagliate per fare il primo vero passo e aprire la tua azienda, o ancora, vuoi imparare a gestire meglio quella che hai già avviato.

Ciò che è importante è aver ben chiaro cosa si intende per imprenditoria femminile e quali sono i requisiti di appartenenza alla categoria. Infatti, non tutte le attività o progetti nel cassetto rientrano nella definizione di imprenditoria femminile. Per fare due esempi: il commercio di bigiotteria artigianale è impresa, l’associazione no profit del corpo di danza nella propria cittadina, non lo è.

Questo passaggio serve per far chiarezza a livello di concetti, ma soprattutto per avere la giusta consapevolezza di sé, della propria attività, sapere di quali aiuti si possa usufruire e a quali istituti rivolgersi durante la formazione e crescita della propria impresa. Partiamo dai concetti:

Le imprese femminili sono micro, piccole e medie imprese che possiedono queste caratteristiche:

  • Sono società cooperative o società di persone costituite almeno al 60% da donne;
  • Oppure società di capitali le cui quote di partecipazione spettano in misura non inferiore ai due terzi a donne e i cui organi di amministrazione siano costituiti per almeno due terzi da donne;
  • Imprese individuali gestite da donne.

Queste caratteristiche non sono state inventate o prese a caso tra una miriade di opzioni possibili ma sono contenute e ben formalizzate da una legge che si occupa di questa realtà emergente:

la legge 215/1992, che dispone “Azioni positive per l’imprenditoria femminile

Secondo la definizione ufficiale di tale legge all’art. 2, comma 1, lettera a) infatti:

“si considerano femminili, le imprese la cui partecipazione del controllo e della proprietà è detenuta in prevalenza da donne: sono classificate in base al maggiore o minore grado di imprenditorialità femminile, desunto dalla natura giuridica dell’impresa, dall’eventuale quota di capitale sociale detenuta da ciascun socio, e dalla percentuale di donne presenti tra gli amministratori o titolari o soci dell’impresa“.

N.B: Tra le condizioni previste, se parliamo di una piccola impresa già costituita, i dipendenti dovranno essere almeno 50 e il fatturato inferiore a 7 milioni di euro (o 5 milioni in totale di bilancio). Inoltre, non deve esserci alcun rapporto di dipendenza con altre imprese partecipanti alla richiesta di finanziamento.

Quindi, quando ci si attiva per formulare la propria attività la prima domanda a cui si deve saper rispondere è questa: si tratta di imprenditoria femminile? E’ importante inoltre ricordare che le caratteristiche appena descritte, devono rimanere tali fino a 5 anni dopo la presentazione della domanda per accedere ai fondi a favore della propria attività.

Già i fondi per finanziare l’attività. Quanti ne esistono? Ho tutte le informazioni corrette?

Istituti di finanziamento, le proposte più recenti

Negli ultimi tempi, diversi istituti hanno progettato alcune soluzioni per favorire lo sviluppo di questo tipo di impresa, si pensi a Invitalia (agenzia nazionale per lo sviluppo d’impresa) che propone bandi per le start up nel settore Turismo e Cultura o a Banca Intesa san Paolo, già alla seconda edizione del Women Value Company, iniziativa che premia la voglia d’impresa delle donne.

Ogni bando ha delle proprie caratteristiche, perché creato appositamente per specifiche tipologie di attività, territori o imprenditori (in termini di sesso ed età): esistono quindi finanziamenti per l’imprenditoria femminile ma anche bandi dedicati solo alle imprese del sud Italia, come Resto al Sud di Invitalia (quest’anno è possibile presentarne la domanda. N.B. è riservata ai giovani tra i 18 e i 35 anni).

Cosa fare per ottenere le agevolazioni?

L’obiettivo delle molte opzioni pensate per sostenere e favorire le imprese femminili, è quello di facilitare l’accesso al credito.

La prima cosa da fare è verificare l’ampia proposta di bandi pubblici pubblicati dal Ministero dello Sviluppo Economico (Mise) e dalle Regioni, individuando quello che fa per te. Tutto sta nel tener monitorato le pubblicazioni che di volta vengono aggiornate sul sito del Mise dove sono specificate risorse disponibili, modalità di finanziamento a fondo perduto e agevolazioni per l’imprenditoria delle donne.

Una volta uscito il bando (dopo essersi assicurate di possedere i requisiti necessari) è possibile presentare la domanda, compilando i moduli disponibili sempre sul sito del Ministero dello Sviluppo Economico. Se sei alle prime armi potresti trovare alcune difficoltà, perché il funzionamento dei bandi è piuttosto strutturato.

Se invece hai già provato ad accedere ai contributi per le imprese, sai quanto possono essere complessi e sai che ci vuole tempo ed esperienza per predisporre la documentazione. Ti sarai anche accorta che il testo integrale del bando è suddiviso in diverse sezioni e che in ciascuna trovi informazioni utili sul funzionamento del provvedimento. Per citarne qualcuna: potenziali beneficiari, domanda di finanziamento, tipologie di intervento agevolabili.

Sperando di non aver spaventato le donne alla prima esperienza e inoltre di non aver fatto affiorare brutti ricordi alle più esperte ricordo che, in entrambi i casi, potrete ricevere assistenza adeguata da un team di specialisti della finanza agevolata che ricercherà per voi il bando ad hoc per il vostro progetto e vi aiuterà con la compilazione dei documenti.

Bandi per il 2020, come si effettua la domanda

La procedura per presentare la richiesta di ammissione alle agevolazioni come si può immaginare è telematica, ovvero avviene mediante una piattaforma online dove occorre registrarsi. I passi successivi sono la compilazione del modulo online, il caricamento degli allegati a corredo della domanda, per esempio il business plan per la valutazione della fattibilità del progetto e la firma digitale.

Perché è così importante dettagliare minuziosamente ogni aspetto?

Perché una volta inviata la domanda, l’Ente a capo della gestione del bando pubblica la graduatoria, che si struttura su criteri ben precisi: occupazione, fattibilità dell’idea di impresa, partecipazione femminile, business plan, certificazioni ambientali e di qualità.

Per riassumere, più si ha coscienza della propria attività, della sua struttura e dell’identità del progetto che vi sta dietro, maggiori saranno le probabilità di essere considerate meritevoli in graduatoria. 

Per essere sicura che la richiesta venga accettata, ricordati di presentare la domanda solo se hai i requisiti, rispettando la scadenza e inviandola completa secondo quanto indicato nel bando.

Fondi e Finanziamenti: quali sono e quali scelgo?

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Prima di procedere nell’elenco delle agevolazioni pensate per le donne e le loro attività vorrei essere sicura di rendere chiare e ben distinte due parole che vedremo comparire tra poco. Per essere precisi, chiarire la differenza tra finanziamenti agevolati e contributi a fondo perduto; finanziamento a fondo perduto (si sente nominare qua e là) non significa nulla: o si tratta di finanziamento o si tratta di contributo a fondo perduto.

Finanziamento agevolato: Come qualsiasi altro prestito, il finanziamento agevolato viene erogato anticipatamente e deve essere restituito generalmente a rate mensili. Se è un finanziamento a tasso agevolato, allora semplicemente si pagheranno meno interessi rispetto ad un prestito bancario “classico”.

Contributo a fondo perduto: Il contributo a fondo perduto, invece, funziona quasi all’opposto. Se ad esempio si risulta beneficiario di un contributo a fondo perduto da 25 mila euro, sarà necessario prima spendere 25 mila euro di tasca propria e soltanto dopo averli spesi (presentando la documentazione che lo attesta), verranno restituiti. In questo caso ovviamente non si pagano gli interessi. Procediamo con l’elenco delle opzioni:

Contributo a fondo perduto

finanziamenti di capitale senza vincolo di rimborso, solitamente erogati dalle Regioni, nella percentuale minima del 50% e massima del 80%. La quota restante è da restituire con rate mensili a tasso agevolato. Una forma di incentivo totalmente a fondo perduto è l’Impresa Tasso Zero, riservata ai giovani e alle donne che intendono avviare una nuova attività oppure Smart e Start dedicato alle start up innovative.

Fondo di Garanzia

accesso semplificato alla garanzia dello Stato, con copertura fino al 80% del finanziamento richiesto. Si rivolge sia alle imprese femminili che alle professioniste. A questo proposito, ricordiamo che Mediocredito Centrale (banca con socio unico Invitalia S.p.A) ha rilasciato le istruzioni per avanzare la domanda di accesso al Fondo di garanzia PMI 2020, parte delle misure previste dal Decreto Liquidità per sostenere le imprese nell’emergenza Coronavirus (domanda compilabile dal 17 Aprile 2020)

Microcredito

finanziamento concesso alle imprese già avviate e alle professioniste per accedere al sistema bancario anche senza fornire garanzie. Un esempio? Microcredito dall’associazione Mondobimbi Onlus che sta favorendo lo sviluppo di una attività agricola per l’allevamento di animali da cortile in Madagascar. Per accedere al Microcredito, le imprese e le donne che ne fanno parte, non devono avere più di cinque dipendenti e dieci in caso di Società di persone, Srl semplificate e cooperative.

Finanziamenti Invitalia

interventi finanziari a favore dell’avvio e dello sviluppo d’impresa. Uno fra tutti Nuove Imprese a tasso zero, che è uno degli incentivi per la creazione di nuove aziende. Questa iniziativa si rivolge alle donne che vogliono diventare imprenditrici e ai giovani. Propone un prestito agevolato a tasso zero a copertura massima del 75% dell’investimento ammesso.

Altri sistemi di finanziamento: il crowdfunding

Un’altra opportunità interessante, diversa dai finanziamenti per imprese a fondo perduto ed a cui possono accedere indistintamente imprenditrici o imprenditori, è il crowdfunding, letteralmente “raccogliere fondi dalla folla”. Si tratta di uno strumento appartenente al ramo della finanza agevolata, e come suggerisce la parola, permette di raccogliere i fondi necessari per finanziare la propria idea imprenditoriale attraverso una piattaforma online.  

Come funziona?  Gli step sono:

  1. Presenti il tuo progetto ed attendi che la piattaforma lo approvi;
  2. Gli investitori interessati alla tua idea imprenditoriale finanzieranno il tuo progetto.

Se volessimo tentare un passetto successivo potremmo considerare il  reward based crowdfunding. Si tratta della più classica formula di crowdfunding che ti permette di raccogliere fondi da persone interessate al tuo progetto, senza alcun rimborso.

Tuttavia per far interessare più persone possibile alla tua idea imprenditoriale, devi  pensare a delle ricompense da offrire ai contributori…. ci si può lavorare.

Cosa si intende per start up e la tendenza in Italia

Fase iniziale di avvio delle attività di una nuova impresa, di un’impresa appena costituita o di un’impresa che si è appena quotata in borsa. Il termine di derivazione anglosassone significa «partire, mettersi in moto».

fonte: http://treccani.it/enciclopedia/startup_(Dizionario-di-Economia-e-Finanza)/

Nota bene: normalmente, una società per essere considerata start-up in fase di apertura deve essere costituita in forma societaria da non più di 12 mesi, alla presentazione della domanda di finanziamento. Tuttavia, è possibile partecipare ad un bando in veste di persona fisica, a condizione che quest’ultima costituisca la società start-up innovativa entro i 45 giorni successivi alla eventuale aggiudicazione delle agevolazioni.

In questo gruppo di imprese nascenti troviamo il ramo delle start-up innovative che, secondo quanto definito dal “Decreto Crescita 2.0 – Start-Up Italiane”, sono imprese che devono presentare nel proprio oggetto sociale, come attività esclusiva o prevalente, lo sviluppo e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi e che possiedono elevato valore tecnologico.

La legge, poi, individua le agevolazioni fiscali specifiche per questa categoria di imprese, nonché le modalità di apertura e le formalità necessarie alla loro costituzione.

Secondo il rapporto di InfoCamere (Società di Informatica delle Camere di Commercio Italiane) sulle Start up innovative in Italia relativo al 2018 e successivamente pubblicato dal Ministero dello Sviluppo economico a Gennaio 2019, la leadership femminile stenta ad affermarsi in queste giovani imprese ancor più che nelle aziende consolidate.

Su 9.758 start up contate, quelle con maggior partecipazione femminile – ossia in cui le quote di possesso e le cariche amministrative sono detenute in maggioranza da donne – risultano essere 1.300, il 13,3% del totale.

È un’incidenza nettamente inferiore rispetto al 22,2% osservato prendendo in esame l’insieme delle neo-società di capitali. Le start up innovative in cui almeno una donna è presente nella compagine sociale sono 4.210, circa il 43,1% del totale: una quota anch’essa inferiore, seppur in minor misura, a quella delle altre nuove società di capitali (47,7%).

Insomma le statistiche sembrano indicare che, ad oggi, queste attività non sono un “affare per donne”.

Eppure alcuni studi dimostrano la correlazione positiva delle performance aziendali con leadership femminile sia nelle start up sia nelle aziende tradizionali. Per sostenere questa affermazione e per lasciarvi un messaggio positivo e di incoraggiamento per il vostro futuro (e la vostra attività), aggiungo la testimonianza di una giovane donna siciliana;

Testimonianze dalla Sicilia

Testimonianze-dalla-Sicilia

 Si chiama Giusy Portanova : è agronomo e imprenditrice nel campo zootecnico e olivicolo; leggendo l’articolo che la riguarda, scopro che sta chiedendo un supporto digitale per la sua azienda e per quelle del territorio dove opera come professionista, a Ventimiglia di Sicilia.

Giusy, nel periodo di quarantena ha seguito la nascita di weStart,(Sicilian Talents A Real Transformation), laboratorio di idee, costituito prevalentemente da professionisti siciliani in diversi settori: economia, diritto, agraria, informatica, comunicazione ecc., aderendo con entusiasmo alla formazione di un gruppo che si è posto come obiettivo il rilancio dell’economia siciliana, duramente colpita dal Coronavirus.

Nel corso di un webinar, svolto lo scorso 29 Aprile, dedicato alla Digitalizzazione delle Imprese, Giusy ha captato la possibilità di intravedere un barlume di speranza per tanti imprenditori che, come lei, hanno dovuto riorganizzarsi per far fronte ai danni causati dalla pandemia da Covid-19.

In questo seminario on line, sono stati  descritti i vantaggi apportati dall’utilizzo di appositi strumenti digitali, per rendere competitiva la propria azienda ma è stata anche proposta l’iniziativa di organizzare corsi di formazione mirati alla nuova figura professionale del Digital Manager, la cui mansione consiste, appunto, nel sapere gestire in maniera ottimale tali strumenti e risorse, offerte dal web, per aumentare la produttività e la redditività di un’azienda che decide di diventare Smart.

L’iniziativa si chiama “Zitti tutti parlano le imprese” epermette ad ogni imprenditore in svariati campi (agricoltura, turismo, artigianato ecc.) di essere finalmente ed in modo definitivo, presente in rete, con un miglioramento delle proprie prestazioni manageriali.

Una presenza quindi che non è finalizzata a se stessa, ma che consente di dare una percezione reale della propria impresa, fornendo cioè un’immagine più rappresentativa e che soprattutto non rimane circoscritta nel proprio bacino d’utenza, ma la contrario cerca e aspira all’espansione.

Giusy, dopo aver assorbito e interiorizzato quanto appreso dal webinar, è passata dalla visita ai campi per i suoi agricoltori, che segue come professionista (specialmente nei periodi di molitura della sua azienda olearia), allo stare al passo con i tempi, cioè a mantenere PC e Smartphone sempre reperibili, affinché il suo Digital Manager possa aggiornarla su come la sua Story Telling o la sua Branding Experience (per citare due strumenti digitali), possono far leva sul web.

Fonte: https://bagheriainfo.it/sito/2020/06/11/imprenditoria-femminile-in-sicilia/

Pink Marketing, consigli per la lettura

Scritto da Marzia Istria, Pink marketing è la storia del marketing al femminile: il libro analizza il mondo femminile e tenta di tracciare un identikit della donna di oggi, andando oltre all’immagine confezionata dai media e dalla pubblicità. Una fotografia delle donne italiane, un loro inquadramento socio-demografico, un’analisi delle loro specificità. Si riportano i risultati di varie ricerche e analisi sui comportamenti della donna e, arrivando a quello dei consumi, la eleggono come “sovrana”. All’interno trovate anche un focus sulla case history Camomilla Milano: un marchio dal design made in Italy contemporaneo e in continua evoluzione.

Marzia Istria: Laureata in Scienze Politiche nel 1995 presso l’Università degli Studi di Milano, ha frequentato un Master di Marketing presso l’Università SDA Bocconi. Dal 2001, per Gut Edizioni, si occupa di sviluppare e lanciare sul mercato nuovi prodotti con particolare attenzione ai target kid e teenager.

Donna sulla quarantina, con un buon livello di istruzione…. Non vi dice qualcosa? Non so dirvi se è mamma.

http://www.raiscuola.rai.it/embed/pink-marketing-il-libro-sulleconomia-al-femminile/