Etologo: come diventarlo, cosa fa e quanto guadagna

Ve lo ricordate il periodo delle scuole elementari?

Quando la maestra chiedeva a turno e tu –  Elena, Sofia, Federico…- cosa vuoi fare da grande?

La testa si inclinava misteriosamente verso l’alto, la bocca si corrugava tutta, il malcapitato prendeva un bel respiro e partiva con un sonoro “Hmmmmmm…” seguito dalle seguenti professioni (rispettivamente, in ordine alfabetico): astronauta, ballerina, collaudatore, dentista (perché lo fa papà!), falegname, maestra (perché lo fa mamma!) e via dicendo fino ad arrivare alla V di …veterinaria.

Se siete stati attenti, vi siete accorti che dopo l’ABCD ho saltato la lettera E, ho proseguito con la F…fino a perdere qualche colpo, giungendo a fine alfabeto con la magica V (che in questo caso non sta per vendetta).

Eh già, ma che professioni ci sono che iniziano con la lettera E, scartando il più conosciuto, elettricista?

Non lo so, forse elettrauto?

Ma no, ma no, qualcosa di più particolare e meno conosciuto..ma si dai, come ho fatto a non pensarci..l’Etologo.

E che mestiere è?

Chi è l’Etologo?

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Sicuramente meno conosciuto rispetto all’elettricista e all’elettrauto, l’etologo è un appassionato di animali a tutto tondo e, se vogliamo descriverlo per bene, dobbiamo capire che è una figura composta da più parti:

  • è  innanzi tutto uno studioso, che analizza il comportamento degli animali, prendendo in considerazione anche le diverse interazioni tra membri.
  • è un osservatore, che mentre studia tale comportamento, lo inquadra in un certo ambiente o contesto.
  • è uno scienziato, che in seguito all’osservazione, formula delle ipotesi e cerca di confermarle tramite sperimentazione e ricerca.
  • È una sorta di consulente, che interviene (dove possibile) per migliorare l’esistenza degli animali, partendo dai risultati delle sue stesse ricerche.
  • È anche un insegnante, in quanto divulgatore di informazioni di questo importante settore.

Quante cose, tutte in uno! Questa è una professione molto affascinante, non c’è dubbio, ma che richiede una preparazione a 360 gradi del mondo animale, parecchie ore di studio e competenze specifiche.

Obiettivo principale dell’etologo è studiare gli animali e capire come questi comunicano con i propri simili. Inoltre, dopo lo studio del comportamento animale, è premura del professionista cercare di capire cosa fa sentire a suo agio un esemplare nel proprio ambiente e cosa invece crea disturbo; in caso di problemi, poi, ne cerca la causa.

Cosa fa un etologo?

In realtà, qualche riga fa siamo già entrati nello specifico di cosa sia effettivamente un etologo: abbiamo detto che è uno studioso, un osservatore, uno scienziato, una sorta di consulente e anche un insegnante; abbiamo già accennato quindi a molti dei compiti appartenenti alla figura; ma cosa fa nel concreto un etologo? Che cosa comporta, ad esempio, osservare un comportamento animale?

L’osservazione dell’etologo prevede lo studio dell’animale nel suo ambiente e la creazione di documenti molto dettagliati riguardo tutti i sui suoi comportamenti. Nel fare questo, la figura si attende a delle precise procedure per la registrazione dei dati, appoggiandosi anche a fonti scientifiche certe provenienti da registrazioni ambientali. Il suo compito, al termine delle varie fasi, è determinare con precisione le variabili alla base dei comportamenti animali. In un secondo momento, si occupa di studiare l’aspetto sociale dell’animale, analizzando come questo interagisce con i propri simili e quali dinamiche di gruppo si creano.

Le informazioni che ne ricava sono fondamentali e servono per catalogare con precisione i tratti di una specie: gli stessi dati raccolti dal nostro etologo andranno poi a comporre l’etogramma, cioè un elenco di tutte le caratteristiche di una specie, preziose informazioni per capire e comprendere i comportamenti dell’animale nel proprio ambiente.

Una volta terminato lo studio dal vivo, in base ai dati raccolti, l’etologo procede alla sperimentazione in laboratorio. Lo scopo è quello di confermare sul campo le teorie formulate durante l’osservazione. Una volta trovate le risposte alla base di un certo comportamento, egli formula delle soluzioni, che vengono da lui proposte anche in funzione di un miglioramento psico-fisico dell’animale (ecco che torna l’elemento “consulenza”).

Questa è una fase molto importante, soprattutto quando una specie soffre particolarmente l’interferenza degli esseri umani. In sintesi, possiamo dire che compito dell’etologo è trovare delle soluzioni per far convivere in armonia persone e animali.

Come diventare un etologo

l’Etologo

Maestra, come si diventa etologo/a?

Poniamo il caso che Elena Sofia e Federico di colpo esclamino di voler fare da grandi gli etologi, come possiamo aiutarli, come lo possono diventare?

Cari bambini, non esiste una strada maestra per diventarlo. Questo perché non esiste ancora una casella apposita per questa figura nell’albo dei professionisti. Quindi, quali saranno i diversi sentieri che portano sul cammino giusto?

Per esempio una laurea in Scienze Naturali è un ottimo punto di partenza, come lo sono anche una laurea in Scienze Biologiche, Scienze Ambientali o ancora Medicina Veterinaria. Una volta conseguito uno tra questi titoli di studio, è possibile proseguire con un master specifico in etologia.

E poi siamo arrivati maestra? No, non ancora: dopo il master la strada è ancora lunga, soprattutto, per questa professione occorre farsi le ossa con tanta esperienza sul campo; molti aspiranti etologi aderiscono ad associazioni settoriali come WWF che è sicuramente la più conosciuta, ma non da meno sono la LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli) e Legambiente, enti che permettono un approccio e un conseguente approfondimento dell’osservazione di diverse specie animali, la conoscenza del loro ecosistema e uno studio più generale della tutela ambientale.

Se invece si rimane in ambito universitario, si può sempre scegliere la strada della ricerca o dell’insegnamento. Altra via interessante può essere quella del documentarista.

Come lavora un etologo?

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Lo abbiamo detto, questo è un lavoro sicuramente affascinante, che incanta molte persone, primi fra tutti gli amanti degli animali…ma non è un lavoro tosto? Eccome se lo è…

Un etologo è sì un grande appassionato di animali, ma è anche un vagabondo, allergico all’idea di un comodo ufficio con scrivania incorporata; è un libero professionista sempre in viaggio per il mondo (ma non in vacanza) e molto spesso si trasferisce in pianta stabile in un paese straniero (che solitamente non dista esattamente ad un’ora d’aereo dai propri familiari). Pensate agli etologi che studiano la barriera corallina, quindi, l’etologia marina.

Quanto guadagna un etologo?

Il guadagno di un etologo dipende molto dall’ente per cui lavora e dalla località dove presta servizio. Per questo non è possibile stabilire una media esatta dello stipendio di questo professionista, vi basti sapere che in Italia la retribuzione è parecchio bassa e difficilmente si superano i 15.000 euro annui; al contrario, all’estero la situazione è molto diversa, soprattutto per chi ha già maturato diversi anni di esperienza.

Se si mette da parte l’Italia per un momento e si considera l’opzione estera, che come avrete ben capito è quella più allettante, si scopre che lo stipendio parte mediamente da 25.000 euro all’anno, per chi è alla prima esperienza in qualità di etologo. E per chi invece ha già maturato lunghi periodi di “praticantato”? Per loro la situazione sembra farsi più rosea, perché si parla di una retribuzione media di 50.000 euro all’anno. I boss della categoria invece, possono contare su cifre praticamente doppie: più di 100.000 euro ogni anno.

Da questo quadretto ben rappresentato si possono capire due concetti importanti: come sempre conta l’esperienza, ma in questo caso più che mai, serve allargare gli orizzonti e pensare ad una vita che si svolga anche oltre i confini dello Stivale.

L’Etologia:

La ballerina studia ballo, l’astronauta lo spazio, il falegname lavora col legno… e l’etologo? L’etologo si occupa dell’etologia, cioè della disciplina scientifica che studia l’attitudine comportamentale degli animali, compreso l’uomo. Compreso l’uomo? Si, anche l’uomo è considerato un animale, un animale molto più sociale.

Le basi per questa scienza erano state abbozzate pochi anni prima del 1940, ma già Darwin a metà dell’Ottocento, con i suoi studi, aveva messo in chiaro alcuni aspetti basilari del comportamento: soprattutto il fatto che questo derivi in parte dal corredo genetico degli animali e in parte dall’ambiente in cui essi vivono e si sviluppano.

Nel primo caso stiamo parlando degli istinti, cioè di quei comportamenti innati che sono caratteristici in ogni specie; nel secondo caso invece siamo in presenza di comportamenti appresi attraverso esperienze individuali.

Gli etologi si occupano anche del comportamento umano, sia direttamente che tramite ricerche di analogie e differenze con i comportamenti degli altri animali.

Un esempio italiano e molto caro di etologo, nonché grande amante degli animali è stato Giorgio Celli (1935-2011) etologo, accademico, sceneggiatore e conduttore televisivo, che definiva il rapporto con gli animali un legame sempre gratificante, fondato sull’armonia e non sul confronto. Da loro diceva di aver imparato, tra le tante cose, l’importanza della fiducia e dell’empatia.

Insomma, Sofia, Elena e Federico mi pare di aver capito siano proprio intenzionati a percorrere questa strada…chissà chi dei tre avrà il coraggio di perseguire sul proprio cammino. Che fare, iniziamo dalla cartella e dalle materie con cui avremo a che fare tra qualche tempo:

  • etologia
  • comportamento sociale
  • tecniche di analisi dei comportamenti dei segnali di comunicazione
  • etologia applicata
  • zoologia
  • anatomia comparata
  • ecologia
  • biologia

Concludo con una frase dello stesso Giorgio Celli, del quale ho invidiato passione e immenso sapere, ma con il quale sicuramente ho condiviso un profondo rispetto per il mondo animale.

“Gli animali sono simili a noi e dobbiamo amarli per questo, perché il simile ama il simile, in cui ritrova una parte di se stesso. Ma soprattutto, dobbiamo imparare a conoscerli, perché l’amore, quello vero, è figlio della conoscenza”.